Tipi di vespe: come riconoscere le varie specie e i loro nidi

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Le Vespidae e gli Sphecidae, ovvero gli imenotteri comunemente conosciuti come vespe, sono una famiglia di insetti che racchiude al suo interno almeno cinquanta diversi esemplari. In molti le temono per via della loro capacità di pungere più volte la stessa preda, anche se non tutte sono aggressive e difficilmente attaccano se non per difendere il loro nido (in questi casi, numerosi individui potrebbero decidere di attaccare anche contemporaneamente per proteggere la propria colonia).

Gran parte di esse sono considerabili dei parassiti: questo le rende tanto fondamentali per gli equilibri ecologici quanto infestanti per le nostre case e i nostri giardini. Per potercene liberare, quindi, sarà indispensabile innanzitutto cercare di capire quale tipo di vespa ha deciso di nidificare nei pressi della nostra abitazione. In questo articolo elencheremo le vespe più comuni del nostro territorio, descrivendone le caratteristiche e specificando i luoghi nei quali preferiscono nidificare, così da aiutarvi a capire quale strategia adottare per liberarvene.

Dei diversi tipi di calabroni e di come riconoscerli abbiamo invece parlato in questo articolo.

Vespa comune (Vespula Vulgaris)

Uno dei tipi di vespa più comune in Italia è, per l’appunto, la cosiddetta vespa comune (Vespula Vulgaris). Questo insetto è nativo dell’Europa e del continente Asiatico ma si è in seguito diffuso anche in Australia e Nuova Zelanda; in questi paesi è considerata una specie invasiva. Le sue dimensioni variano dai 12 ai 17 millimetri, anche se la regina può raggiungere i 20 mm. Il suo corpo presenta le caratteristiche strisce gialle e nere nell’addome, mentre le differenze fra i maschi e le femmine sono quasi impercettibili.

Le colonie si organizzano suddividendosi in caste, sovrapponendo le generazioni e cooperando nella crescita dei piccoli, che nascono grazie all’apporto di un’unica femmina riproduttiva. I nidi, che possono ospitare oltre diecimila esemplari, sono composti in polpa di legno masticata e mescolata con la loro stessa saliva e vengono generalmente costruiti all’interno di cavità naturali (se non addirittura in tane scavate da mammiferi e abbandonate).

Il ciclo vitale di una vespa comune operaia è di un mese, mentre le regine vivono per circa un anno; a causa delle loro abitudini da spazzino, non di rado capita di vederle radunarsi attorno a fonti alimentari zuccherine o proteiche. Come molte altre vespe, il pungiglione che usano per difendersi contiene un veleno al cui interno si trova un feromone che spinge altre vespe a pungere a loro volta.

Vespa tedesca (Vespula Germanica)

La vespa tedesca (Vespula Germanica) è una specie particolarmente aggressiva; proprio per la loro natura predatoria, la presenza di questo tipo di vespe viene considerata nefasta specialmente nell’ambito delle coltivazioni di frutta. Se per certi versi può considerarsi utile – ad esempio nella lotta contro i parassiti – d’altro canto è ritenuta dannosa per via della sua tendenza a nutrirsi di frutta matura e zuccherina. Le differenze estetiche rispetto alla Vespa Comune sono minime (ha le strisce nere a forma di freccia e non di piramide) ma dal punto di vista comportamentale, invece, la sua principale caratteristica risiede nella sua natura poliginica: ciò significa che la colonia può avere più regine ed essere permanente.

Il nido della Vespula Germanica, realizzato con pezzi di legno e corteggia d’albero masticata e mescolata alla saliva, si trova spesso sotto la superficie del terreno o comunque nascosto alla vista, e può raggiungere dimensioni notevoli: se i più piccoli misurano un diametro di 5 centimetri, infatti, si misurano delle eccezioni che arrivano a sfiorare gli 80 centimetri. L’elevata pericolosità di questa vespa è dovuta non solo alla sua indole aggressiva ma anche alla sua importante presenza numerica, oltre alla vastità delle superfici che è solita esplorare in volo.

Vespa cartonaia (Polistes dominula)

Molto simile esteticamente alla vespa tedesca e pertanto con essa facilmente confondibile, anche la vespa cartonaia è una specie originaria dell’Eurasia e a sua volta è considerata una presenza negativa nel campo dell’agricoltura, in quanto anch’essa si nutre di frutta matura. Si caratterizza non tanto per l’aspetto quanto per il suo riconoscibile nido, composto da un peduncolo in cellulosa che sorregge una serie di celle esagonali costruite in una struttura sferica; questo materiale simile alla carta, che dà il nome all’insetto, viene ricavato – come nel caso delle altre vespe – masticando delle schegge di legno.

All’interno di queste celle, fra marzo ed aprile, le vespe cartonaie depongono le loro uova. Queste caratteristiche costruzioni sono molto comuni da trovare in giardino, sui tetti, sotto le pietre o fra gli alberi. Al contrario della vespa tedesca, la cartonaia è decisamente meno aggressiva e tende a pungere solo in casi estremi e per difesa personale; in casi più rari può utilizzare il suo pungiglione anche su chi porta dei profumi particolarmente forti.

Vespe vasaio, scavatrici o muratrici (Sphecidae)

Oltre alle vespidae, gli imenotteri generalmente noti come vespe possono appartenere anche al genere sphecidae; questi particolari insetti si suddividono ulteriormente in numerose sottocategorie, tutte immediatamente riconoscibili dal loro peculiare addome nero a goccia con le lunghe zampe posteriori che penzolano durante il volo: molto comuni in Italia, soprattutto nel corso dei caldi mesi estivi, possono impaurire per via del loro aspetto ma non sono assolutamente considerabili pericolose per l’uomo se non da un punto di vista prettamente igienico.

Il nome con cui sono comunemente conosciuti questi insetti deriva dai loro peculiari metodi di nidificazione: le vespe vasaio (Sceliphron spirifex), ad esempio, sono note per il loro nido a forma di mezza otre che sono solite costruire con del fango; per nutrirsi, paralizzano con il loro aculeo dei piccoli bruchi che poi trasportano all’interno del nido.

Le vespe scavatrici, invece, nonostante il nome appartengono alla superfamiglia degli Apoidei e si nutrono pertanto di nettare; in ogni caso, anch’esse paralizzano le proprie prede (soprattutto ragni) con il loro veleno per poi portarle nel nido, che viene costruito nel sottosuolo: esse infatti hanno l’abitudine di scavare delle vere e proprie gallerie nel terreno grazie ai pettini presenti nelle zampe anteriori. Molto simili sono le vespe muratrici (Sceliphron caementarium), insetti solitari che però occupano spesso le zone abitate dall’uomo, costruendo nidi di fango nei fienili o sotto alle grondaie; come le altre Sphecidae già elencate, anche le vespe muratrici sono pacifiche e le loro punture sono davvero rare.

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