Le cimici: quali sono le specie presenti in Italia e come riconoscerle

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Le cimici sono degli insetti molto comuni nelle case di ogni italiano, sia in città che in campagna. Si avvicinano alle case nel periodo primaverile e tutti le conosciamo soprattutto per per il forte odore sgradevole che emanano: quando si sentono in pericolo o vengono schiacciate, infatti, le cimici secernono dal loro torace una sostanza davvero maleodorante, particolarmente persistente e difficile da lavare via. Se già questo per molti è un motivo sufficiente per tenerle a debita distanza, va aggiunto che – almeno nel caso delle cimici asiatiche – si tratta di insetti particolarmente infestanti e distruttivi: esse amano divorare frutta e verdura, provocando seri danni non solo ai privati ma anche alle grandi industrie.

Di questi insetti, in Italia, sono particolarmente diffuse tre specie: la cimice asiatica (conosciuta anche come cimice cinese), la cimice del verde e la cimice dei letti. Nessuna di loro risulta direttamente dannosa per la salute dell’uomo: la sostanza maleodorante che secernono non è tossica, ma se rilasciata sui frutti e sulle piante le rende immangiabili, finendo per rovinare – nel caso delle infestazioni più gravi – interi raccolti. Ma come riconoscere le varie tipologie di cimice e come capirne abitudini e problematiche? Quali le principali differenze che intercorrono fra una specie e l’altra?  Sono proprio queste le domande alle quali cercheremo di rispondere, nel modo più completo possibile, nelle righe a venire.

Cimice asiatica o cinese (Halyomorpha halys)

La prima specie di cimice della quale vorremmo parlare è anche quella più dannosa: ne avrete sicuramente sentito parlare – ad esempio nei telegiornali – per via dei gravi problemi che hanno causato agli agricoltori, soprattutto nel nord Italia. Questa cimice, come suggerisce il nome, ha origini asiatiche e negli ultimi anni complice il fenomeno del riscaldamento globale è solita migrare in Europa; qui provoca gravi danni agli agricoltori, soprattutto a chi coltiva frutta e verdura. La cimice asiatica è un insetto cosiddetto polifago, ovvero si nutre di tutto; questo le porta a fare terra bruciata non solo degli ortaggi, ma anche di piante e fiori.

Come riconoscerla, quindi? La loro principale caratteristica, dal punto di vista estetico, è il colore: le sue tonalità marmorizzate fra grigio e marrone la distinguono dalla cimice del verde, con la quale condivide comunque la tipica ed appiattita forma a scudo. Un esemplare adulto può raggiungere delle dimensioni comprese tra i 12 e i 17 millimetri, e la parte terminale delle loro antenne presenta delle visibili bande chiare e scure. Prima di assumere il loro aspetto definitivo, gli esemplari più giovani si possono riconoscere da una forma sensibilmente più tondeggiante e dalle striature nere sul dorso, che avrà una colorazione rossa e gialla.

I danni provocati dalle cimici asiatiche

La cimice asiatica si riproduce in primavera, per la precisione nel mese di maggio. Le loro uova sono verdi e vengono deposte sulle foglie degli alberi; ogni esemplare femmina ne può deporre fino a una trentina alla volta, per un totale di 500 uova all’anno. Questi numeri sottolineano le ragioni che hanno portato questi insetti a diffondersi così velocemente in Europa, creando così tanti problemi: secondo gli esperti, un’ondata di cimici asiatiche può provocare dei danni al 25% di una coltivazione, con dei picchi che raggiungono il 40%; in Italia, alcune delle regioni più colpite sono state il Veneto, il Friuli Venezia-Giulia e l’Emilia Romagna.

Ma nello specifico, quali sono i danni che queste cimici provocano alle colture? È presto detto: quando la frutta e la verdura vengono morse, viene immediatamente innescato un processo di necrosi che colpisce i tessuti vegetali. Ciò comporta una deformazione e un annerimento dell’ortaggio colpito, che assume così un sapore poco gradevole: il contadino e l’agricoltore si ritrovano dunque un prodotto scadente e che dovrà subire un netto deprezzamento. L’habitat naturale della cimice asiatica risiede nelle paludi, nei pressi dei boschi e nelle zone dall’erba alta; la sua predilezione per i terreni calcarei e sabbiosi ha contribuito alla sua diffusione nel nord Italia.

Cimici del verde (Palomena prasina e Rhaphigaster nebulosa)

La cimice del verde è una specie autoctona dell’Europa e degli Stati Uniti, ed è senza dubbio il tipo di cimice più diffuso nel territorio italiano. Come il suo nome suggerisce, la si può riconoscere dal colore verde e brillante che assume nel corso della primavera; nel periodo autunnale ed invernale, invece, la sua livrea muta in un marrone violaceo. Aldilà del loro caratteristico colore, queste cimici si riconoscono da una dimensione compresa tra i 10 e i 15 millimetri e dalla testa dotata di antenne; sono particolarmente attive nel periodo primaverile, tra aprile e maggio. In questi mesi si riproducono, deponendo dalle 20 alle 30 uova (per un totale di 400 nel corso del loro arco vitale) che si schiudono poi nel giro di una settimana.

Queste cimici sono insetti fitofagi, il che le porta a mangiare piante ed ortaggi; tuttavia, al contrario della cimice asiatica, il loro processo di nutrimento non comporta danni alle coltivazioni. Esse si nutrono infatti pungendo le foglie e la frutta con il loro rostro (una sorta di piccolo becco): così riescono a raggiungere i tessuti interni del vegetale, dove scorre la linfa, e ad aspirarla. Quando non trovano tessuti vegetali giovani tendono a concentrarsi sulla frutta e sugli ortaggi dalla polpa zuccherina: pomodori soprattutto, ma anche melanzane. Fortunatamente, l’unico problema che queste cimici possono dare è relativo al pessimo odore che secernono; quando giunge l’inverno, esse cercano riparo e si ripresentano solo con il ritorno della bella stagione.

Cimice dei letti (Cimex lectularius)

Questo parassita sta conoscendo una certa diffusione in Europa dopo essere quasi scomparso nel dopoguerra. Nell’ultimo decennio sembra infatti essere tornata ad infestare le case degli italiani con una certa regolarità; la sua caratteristica principale è quella di favorire le zone in cui dormiamo, come le camere da letto. Così facendo riesce a pungere l’uomo e a nutrirsi del suo sangue: la cimice dei letti è infatti un insetto ematofago, il che la porta ad essere un vero e proprio incubo soprattutto per chi gestisce hotel e strutture ricettive. Nascondendosi all’interno dei materassi e tra le maglie dei tessuti, questo insetto trova un habitat perfetto per creare le sue colonie: ogni femmina riesce a deporre fra le 10 e le 50 uova alla volta, per un massimo di 500 al mese. Cifre spaventose che rendono il rischio infestazione una possibilità concreta.

La cimice dei letti si riconosce da un colore marrone rossastro, dalle dimensioni particolarmente ridotte rispetto alle altre cimici (misurano infatti tra i 5 e i 7 millimetri) e dalla loro forma piatta e ovale. Sono prive di ali e riescono a succhiare il sangue grazie ad una bocca appuntita. Proprio come le zanzare, sono attratte dal calore del nostro corpo e dall’anidride carbonica che emettiamo; quando perforano la pelle, al contempo iniettano una sostanza anestetica che rende la puntura completamente indolore. Fortunatamente, comunque, questi parassiti non trasmettono malattie.