Le zanzare: quanti tipi ne esistono e quali sono i più comuni in Italia

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Quando pensiamo all’estate ci vengono subito in mente le cose più belle: i fine settimana al mare, le gite all’aperto, i vestiti leggeri e il sole sempre alto nel cielo. Tutto splendido, dunque? Quasi tutto, in realtà: quando si parla degli aspetti negativi delle stagioni estive, una delle poche cose che mettono d’accordo proprio tutti sono le zanzare. Sì, perchè questi insetti – che popolano il nostro pianeta fin dall’alba dei tempi – sono una vera seccatura non solo per le loro fastidiose punture, ma anche per il ronzio che emettono mentre volano e che spesso ci impedisce di dormire sonni tranquilli.

Al mondo esistono davvero un’infinità di tipi diversi di zanzare; si parla di oltre 3.550 specie, ognuna leggermente diversa l’una dall’altra ma con alcune caratteristiche comuni: le fasi della loro crescita (dall’uovo passando alla larva fino ad arrivare alla pupa e all’esemplare adulto) e il ciclo vitale, che si assesta fra i sei e gli otto giorni. Gran parte di esse necessita di nutrirsi di sangue per riuscire a produrre delle uova, anche se la maggior parte delle zanzare preferisce attaccare uccelli, anfibi e piccoli invertebrati; nel territorio italiano abbiamo 60 specie di zanzare e quelle che attaccano l’uomo si possono ridurre a tre grandi gruppi.

Ci riferiamo alle zanzare comuni (appartenenti alla famiglia denominata culex), alle zanzare anopheles e a quelle della famiglia aedes (la zanzara tigre e quella coreana), giunte nel nostro territorio solo negli ultimi anni. Tutte amano proliferare nell’umido e nutrirsi del nostro sangue: nelle righe a seguire andremo a scoprire le principali caratteristiche di queste tre specie.

Ma prima di iniziare a capire le loro caratteristiche forse volete scoprire quali malattie possono veicolare le zanzare.

Zanzara comune (Culex pipiens)

Le zanzare della famiglia culex sono le più diffuse al mondo e ne fanno parte anche le nostre zanzare comuni (culex pipiens). Quando nel corso delle stagioni estive dopo aver trascorso una serata all’aperto vi ritrovate innumerevoli punture pruriginose sulle braccia e sulle gambe, nella gran parte dei casi il colpevole è stato proprio questo insetto. Lo si può riconoscere dalle piccole dimensioni (un esemplare adulto misura poco più di 6 millimetri) e il suo corpo ha un colore tra il grigio e il marrone. Il suo addome è tronco e delle bande trasversali lo attraversano.

La zanzara comune è un animale stanziale e rimane nel suo luogo di nascita – che può essere la campagna così come una grande città – per tutto il corso del suo ciclo vitale. Il suo principale obiettivo è quello di deporre le sue uova; per farlo, gli esemplari femmina necessitano di nutrirsi del nostro sangue. Per farlo, le zanzare fecondate attendono le ore meno calde del giorno e si lasciano attrarre dall’anidride carbonica che emettiamo respirando, dalle sostanze chimiche presenti nel nostro sudore e da alcuni dei batteri che albergano sulla nostra pelle.

La loro puntura, che tutti noi ben conosciamo, provoca un leggero gonfiore e da un certo prurito. Raramente provocano ulteriori danni al nostro corpo, sebbene le zanzare possano essere vettori di gravi malattie; tuttavia, nella gran parte dei casi provocheranno solo del gran fastidio. Grazie al vostro sangue, la zanzara comune potrà così depositare le sue uova (da un minimo di 150 fino a un massimo di 350) sulla superficie dell’acqua, sotto forma di una struttura a celle galleggiante. Fossati e tombini sono le loro destinazioni preferite.

Zanzara anofele (Anopheles Meigen)

La zanzara anofele è tristemente nota per un particolare non di poco conto: si tratta dell’insetto maggiormente responsabile per la trasmissione della malaria. In questo esemplare infatti il virus in questione non viene digerito, come nel caso delle altre zanzare, ma rimane innestato nella loro proboscide. Per nostra fortuna, comunque, contrarre il virus della malaria in Italia è molto difficile e si contano meno di 600 casi all’anno (su una popolazione di 60 milioni di persone). Le zanzare anofele autoctone hanno un ciclo vitale troppo breve per diffondere questo virus, al contrario di quanto accade in alcune zone dell’Africa.

Per il resto, le loro abitudini sono del tutto simili a quelle della zanzara comune ed anche il loro aspetto non è molto diverso (eccezion fatta per il loro colore, che va dal marrone scuro al nero). Le si può riconoscere facilmente nel momento in cui pungono: a differenza di altre zanzare, tengono la parte posteriore dell’addome rivolta verso l’alto. Sono anch’esse animali stanziali e si attivano nel corso delle ore notturne, alla ricerca del sangue che servirà loro per nutrire le uova. La loro puntura, temutissima nei paesi più poveri e meno sviluppati, da noi è piuttosto rara e innocua nella gran parte dei casi.

Zanzara tigre (Aedes albopictus)

La zanzara tigre è originaria del continente asiatico ma nel corso degli anni si è diffusa in tutto il resto del mondo, tanto da essere inserita tra le cento specie invasive più dannose in assoluto. Sono giunte in Italia grazie ai trasporti commerciali nel corso dei primi anni ‘90 e da allora sono sempre molto attive da marzo a ottobre. Questa specie di zanzara si riconosce per la sua particolare livrea: il suo nome deriva infatti dalle striature bianche che hanno sul capo e sul torace. Inoltre le sue dimensioni sono mediamente superiori a quelle di una zanzara comune, considerato che alcuni esemplari raggiungono il centimetro di lunghezza.

Il ciclo vitale della zanzara tigre è lo stesso delle altre specie di zanzara, ma la sue uova sono nere e hanno una lunghezza di mezzo millimetro circa; questi insetti sono soliti deporle in fila e sulla superficie dell’acqua, prediligendo le pozzanghere e i piccoli ristagni. Anche nel caso della zanzara tigre, la femmina fecondata avrà bisogno di sangue per sostenere la sua attività riproduttiva; la sua particolarità, però, è quella di pungere durante le ore più fresche del giorno e quasi mai di notte, quando si ritira a riposo nei suoi ambienti ombreggiati. Amano sostare tra le siepi, nell’erba alta oppure nelle stanze più fresche di un’abitazione.

La zanzara tigre è decisamente più aggressiva rispetto alla zanzara comune e predilige pungere l’uomo, sebbene possano succhiare il sangue anche a rettili e uccelli. La sua abitudine di volare a quote piuttosto basse le porta a colpire soprattutto gli arti inferiori, e le conseguenze della loro puntura sono irritazione, gonfiore e un intenso prurito. Pur essendo potenzialmente vettori di malattie piuttosto gravi (dengue, filaria, febbre gialla e quant’altro), il rischio di contrarre patologie nei paesi sviluppati è fortunatamente quasi nullo.

Zanzara coreana (Aedes koreicus)

La zanzara coreana è molto simile alla sopracitata zanzara tigre (entrambe fanno parte della famiglia aedes); come il nome suggerisce, anch’essa giunge dall’Asia e per la precisione dalla penisola coreana. La sua diffusione nel continente europeo è iniziata a causa del commercio di piante esotiche, e i suoi primi avvistamenti in Italia risalgono al 2011. Il suo aspetto è molto simile a quello della zanzara tigre, eccezion fatta per le striature assenti e per delle dimensioni leggermente superiori.

Anche le sue abitudini sono pressoché identiche; le loro punture, però, hanno messo in allerta la comunità scientifica. Sebbene i suoi sintomi siano pressoché identici a quelli provocati dalle altre zanzare, alcuni studi hanno provato che la zanzara coreana può trasmettere una grave malattia come l’encefalite e può portare la filariasi agli animali. Si tratta di casi rari, ovviamente, ma la diffusione sempre crescente di questo insetto – soprattutto nel nord est dell’Italia – ci obbliga a fare attenzione.